I problemi dei nomi a dominio di Luca-M de Grazia MARCHI - DIRITTO AUTORE pubblicato su CWW - 16/05/2000 I PROBLEMI DEI NOMI A DOMINIO Ho ricevuto la e-mail sotto riportata da un gentile lettore: mi sembra un ottimo spunto per riprendere ancora una volta l'analisi dei problemi sui domi a dominio. Spettabile Avv. de Grazia e gentile redazione di CWW, Vi scrivo perche' vorrei sapere il Vostro parere in merito a un "piccolo" inconveniente in cui sono incappato durante la registrazione del mio cognome come dominio IT della mia home-page. Nell'estate del '99, dato che allora registrare un IT era troppo macchinoso, ho pensato di optare per un COM e ho registrato il mio cognome e dato vita all'indirizzo www.ravanelli.com . Mi sono ben guardato dal registrare un indirizzo che contenesse sia il nome che il cognome del mio ben piu' famoso omonimo, perche' non lo ritenevo giusto. Quindi, sebbene il mio sito sia dedicato anche a lui e ne ospiti una sorta di "fan club" virtuale, ho registrato solo quello di cui avevo diritto, ovvero il mio cognome, e l'ho messo a disposizione (in veste di Surname Community) di tutti gli altri Ravanelli della Rete. Successivamente, visto il relativo snellimento delle pratiche per i domini IT, ho pensato di registrare anche ravanelli.it; tale dominio, pero', e' gia' stato "messo da parte" (digitando www.ravanelli.it sia accede a una deprimente pagina nera da "Undercostrunction"). Ho contattato gli attuali utilizzatori del sito, che mi hanno invitato a fare un'offerta per acquistare il sito, sebbene dichiarino che, all'atto della registrazione, non era loro intenzione rivenderlo. Se non per rivenderlo successivamente a caro prezzo, cosa ha mosso questi individui ad acquistare un dominio che lasciano, in pratica, inutilizzato? Naturalmente, avviero' la procedura di contestazione di tale dominio presso la RA Italiana e se ci sono altri miei omonimi in ascolto, li invito a fare lo stesso ;-) Mi sembra che la e-mail inviata dal lettore ponga con chiarezza l'accento sulle problematiche sollevate dal fatto che non esista una chiara regolamentazione dei domain names, con particolare riferimento alla eventuale "prevalenza" di questo o quel diritto ovvero al valore da dare all'elemento temporale. Fermo restando, a mio personale parere, che dovrebbero essere vietati sul web (così come lo sono nella vita "non web") gli atti meramente emulativi, cioè quelli posti in essere al solo fine di "disturbare" l'attività di altri soggetti. Un piccolo inciso: come è possibile vedere spesso non occorrono nuove norme, perché gli strumenti legali e legislativi già esistono, come nel caso appena citato. Come avevo già scritto, sarebbe un modo elegante di risolvere la questione costituire un consorzio, una associazione tra tutti i "Grand Hotel" e gestire in maniera associativa un sito-portale dei "Grand Hotel". Tra l'altro è quello che il lettore ha fatto con il proprio sito, e potrebbe in molti casi essere davvero una soluzione elegante. Per questo vorrei analizzare punto per punto la proposta pubblicata con il numero precedente, al fine di chiarire bene tutti i punti della stessa. ----------------------
Schema MODIFICATO di provvedimento legislativo recante "Disposizioni in materia di disciplina dell'utilizzazione di nomi per l'identificazione di domini Internet e servizi in rete". Articolo 1. Utilizzazione dei nomi a dominio
Qui viene effettuata una prima precisazione: il divieto di cui al punto (1) è subordinato al fatto che si registri un "domain name" al solo scopo di recare pregiudizio ad altri soggetti giuridici ovvero al fine di sviare i consumatori; insomma si tenta di appropriarsi della notorietà altrui per poterla sfruttare a proprio vantaggio.
Stesso discorso di cui sopra ma con riferimento specifico ai segni distintivi tipici dell'azienda, come insegna e marchi. Anche qui il filo conduttore è sempre il medesimo; non è vietata l'utilizzazione della denominazione "Comune di Roma" oppure "Venezia on line", ma occorre che tale dominio sia collegato ad una qualche attività e che questa attività non tenti di spacciarsi per il sito istituzionale del Comune di Roma oppure del Carnevale di Venezia, solo per fare degli esempi chiari.
Posto che in linea di massima anche per la legge marchi i nomi di genere non possono essere oggetto di tutela se non a determinate condizioni, anche qui scatterebbe il divieto qualora l'attività sia solamente riconducibile al c.d. "domain grabbing", cioè alla registrazione " a tappeto" di nomi a dominio senza alcuna altra attività sui corrispondenti "hosting". In questo modo si scoraggerebbe tale pratica che è già illegale ma che spesso porta frutti solamente per una questione di lentezza della giustizia (tipicamente quella italiana, purtroppo).
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