INTERNET PUO’ FARE QUALCOSA PER IL DIRITTO?

Questa volta vorrei parlarvi dei rapporti tra Internet ed il diritto in maniera per così dire "rovesciata", in pratica analizzando brevemente se sia possibile utilizzare Internet (e l’informatica in genere) sia come strumento di migliore conoscenza del diritto da parte di tutti, sia come strumento per far funzionare meglio il diritto stesso, inteso come insieme di regole comprensibili da tutti.

Vi sono infatti delle interconnessioni l'informatica, la telematica ed il diritto, e vorrei cercare di far capire come gran parte dei problemi legati alla generale diffidenza verso il mondo del diritto non dipendano esclusivamente dagli "operatori", ma soprattutto dal modo in cui la "materia" viene trattata.

Prima di tutto, l'informatica e la telematica possono avere ed hanno un impatto enorme nella semplificazione e nella razionalizzazione del diritto, sia dal punto di vista dell'avvocato e/o del giudice (organizzazione, gestione dello studio, ricerca giuridica, ecc.) che dal punto di vista del legislatore, poiché possono notevolmente aiutare ad un'impostazione corretta nella stesura di una norma di legge.

In effetti, in Italia - ed i giuristi lo sanno - manca un "metodo" univoco per la stesura delle leggi, da studiare e seguire in modo definitivo; non per nulla le leggi più vecchie sono in generale scritte in un italiano più comprensibile di quello usato in quelle più recenti.

Da una parte, esiste quasi una necessità di dominio del mezzo poiché tale, quantomeno per non rimanere indietro, anche se, naturalmente, come scrivono dei colleghi, (http://www.officine.it/avvocassino/convegni/preconv.htm) "…i mezzi da soli non sono sufficienti, ma occorre anche usare la testa, e cercare di elaborare proprie idee e proprie proposte…", mentre dall'altra parte - ma qui interviene spesso la passione - i mezzi non sono più considerati come tali, ma costituiscono il punto di partenza per una ricerca giuridica che definirei "di frontiera", almeno per quanto concerne l'Italia.

Non è una questione di mezzi tecnici, ma soltanto di mentalità.

Come giustamente domanda Manlio Cammarata al dott. Borruso (Presidente e Direttore del C.E.D. della Cassazione) nell'intervista pubblicata sul numero di maggio di Mc-Microcomputer, per quale motivo non si adotta uno standard di fatto (e in altre parole Internet, con i suoi motori di ricerca) per tutti gli archivi on-line, ed invece si è dovuti ricorrere ad un'apposita Autorità (A.I.P.A.) per cercare di uniformare gli archivi delle varie Amministrazioni?

Detto in altre parole, se da tempo l’informatica ha abbandonato le stanze asettiche dei supercomputer per arrivare sulle scrivanie di (quasi) tutti, per quale motivo anche il diritto non deve subìre la stessa sorte?

Di sicuro le nuove tecnologie ed il nuovo modo di pensare imposto dall’informatica e dalla telematica posso portare nuova linfa vitale al modo di interpretare, percepire e vivere il diritto, per troppo tempo rimasto anch’esso confinato nella "stanza dei bottoni".

D'altra parte, come ha già scritto qualcuno, una legge italiana è un ipertesto per antonomasia, con i suoi continui richiami e riferimenti ad altre leggi, e - con le dovute proporzioni - una comparsa e/o una sentenza non sono altro che il prodotto di un'elaborazione che assomiglia molto ad un programma per elaboratore:

1) input = fattispecie giuridica reale

2) programma = ragionamento giuridico (motivazione)

3) output = conclusioni e/o dispositivo.

Gli stessi codici di procedura non sono forse un insieme di regole (il programma) che devono essere applicate per "far funzionare" la realizzazione della giustizia del caso concreto?

Questo stesso articolo, potrebbe essere rappresentato con schemi a blocchi e rimandi vari.

Per non parlare della telematica, e di tutte le implicazioni giuridiche che comporta: non soltanto per quanto riguarda l'aspetto applicativo, ma anche e soprattutto per gli stimoli che può fornire.

Basti, a questo proposito, pensare alle implicazioni con il mondo delle telecomunicazioni in generale: Internet via satellite è già una realtà anche in Italia, si possono inviare fax ed e-mail da e per i telefoni cellulari GSM, la tecnologia del "push" (informazioni su richiesta) fa passi da gigante, si possono effettuare telefonate interurbane ed internazionali in conferenza al costo di una chiamata urbana, e così via, tanto per fare soltanto alcuni esempi.

Come non capire che tutto questo non può essere subito passivamente?

Esiste un diritto "della Rete" e/o un diritto "alla Rete", intesa nel suo complesso d'attività e di specifici utilizzi?

Le tecnologie sopra considerate sono, in effetti, le prime che si pongono come mezzi talmente nuovi ed affascinanti da non poter essere costretti entro i limiti - angusti - dei concetti sinora elaborati, ma richiedono gran fantasia e conoscenza da parte del giurista per poter essere studiati in maniera approfondita.

Di certo sarebbe auspicabile un avvicinamento ed una stretta collaborazione tra giuristi ed informatici, al posto della diffidenza reciproca che esiste oggi; per chi volesse, vi sono dei miei interventi in proposito nel newsgroup it.computer.sicurezza., dove ho avuto uno "scambio di idee" con alcuni amministratori di sistema.
Altro aspetto molto importante è quello di porre a disposizione di tutti i cittadini gli strumenti per poter essere aggiornati su tutte le leggi esistenti in Italia (oggi sono - sembra - più di 200.000); in questa ottica sono di recente state avviate varie proposte, in genere ricollegabili a riviste giuridiche on-line; per esempio Interlex (htttp://www.interlex.com/accesso/mcnonser.htm), Zaleuco (http://infosistemi.com/jura/pp/rognetta/zadesioni.htm) e InfoDir.Net (http://www.degrazia.it/freelaw/wwwboard.html).

A prescindere dai commenti più o meno pertinenti e dalle formule usate (http://infosistemi.com/jura/pp/rognetta/assoluzione.htm), appare evidente come tali iniziative siano tutte legate alla necessità di portare avanti un generale discorso di civiltà: la possibilità di far conoscere a tutti i cittadini le norme che regolano la loro vita. (http://infosistemi.com/jura/pp/rognetta/zaitaliaoggi.htm)

Non tutti i problemi si potranno risolvere in questo modo, ma se le istituzioni avranno un "feedback" di quello che fanno attraverso il contatto diretto con i cittadini o con le loro associazioni, certamente vi potrebbe essere un notevole miglioramento dei rapporti e, soprattutto, un'effettiva chiarezza e trasparenza dell’attività legislativa, oltre che di quella più strettamente amministrativa.

Ho "fatto un giro" per il mondo ed ho potuto costatare che molti paesi hanno on-line (e gratis) praticamente tutta la legislazione vigente; tra questi, gli Stati Uniti, il Quebec, la Spagna, la Francia e la Germania, i cui siti possono essere visti nelle illustrazioni.

In Italia la situazione è di gran lunga più arretrata: infatti le leggi si possono trovare sul sito del Parlamento soltanto se riguardano la presente legislatura, mentre per quelle più "vecchie" occorre ricorrere al collegamento con il C.E.D. della Suprema Corte di Cassazione, che - pur essendo da poco presente su Internet con un'interfaccia grafica (vedi figura) - non solo non è gratis, ma è anche abbastanza "salata".

Infatti per attivare il collegamento si devono spendere circa 800.000 lire alla prima attivazione e quindi 200.000 per ogni anno successivo al primo, e le ricerche (trasmesse alla folle velocità di 2.400 bauds) vengono a costare circa 75 centesimi di lira a carattere, il che vuol dire che una ricerca "normale" di un testo di legge non costa meno di 20.000 lire.

Perché non ordinare al Poligrafico dello Stato di mettere a disposizione di tutti le leggi che lo stesso detiene "istituzionalmente", visto che stampa la Gazzetta Ufficiale?

A mero titolo informativo, il collegamento per avere on-line la Gazzetta Ufficiale con il Poligrafico costa £.1.000.000= all’anno come canone d’accesso e £.120.000= all’ora per il collegamento, accessibile via Internet ma in emulazione IBM 3270; come dire il cimitero degli elefanti !

Lascio i commenti ai lettori, facendo presente che sono disponibili on-line due siti per tutti, quello di Minerva (http://www.powerlink.it/minerva) e quello di ST.IN.G (non è il cantante) (http://sting.uhuru.it), che mettono a disposizione per una somma oscillante tra le 120.000 (la seconda) e le 180.000 annue (la prima) la Gazzetta Ufficiale on-line, con aggiornamento praticamente giornaliero.

I due siti sono leggermente diversi, poiché il primo è più completo e consente la ricezione sulla propria mailbox - tramite agenti software - di estratti giornalieri dei provvedimenti pubblicati sulla G.U., mentre il secondo invia - sempre a richiesta - nella mailbox la replica della pagina "stampata" della G.U., dalla quale possono essere attivati i link ai vari provvedimenti.

Le iniziative atte a portare le leggi on-line sono in genere affidate alla buona volontà dei singoli, ai quali va sicuramente un plauso per l’opera svolta (vedi illustrazioni), ma non è possibile rimettere tutto all’iniziativa privata.

Altro aspetto da non trascurare, ed in genere del tutto sconosciuto ai non addetti ai lavori, è il fatto che il modo legiferare in Italia è del tutto disorganico e farraginoso; praticamente non esiste materia nella quale si debba fare riferimento a meno di 5 o 6 leggi, con buona pace della chiarezza e della certezza del diritto.

Per fare un esempio, soltanto le leggi sull’editoria e sulla televisione (e neanche tutte) sono racchiuse in un volume di oltre 640 pagine, con continui rinvii e riferimenti tra leggi.

Da qui deriva le necessità per gli "operatori professionali" di ricorrere all’ausilio dei cd-rom editi dalle varie case specializzate; in questo caso mi sembra particolarmente meritevole di segnalazione i prodotti della De Agostini Giuridica, che mettono a disposizione degli utenti le Leggi d’Italia nel testo vigente, i Codici (civile, penale, procedura civile, procedura penale, codice della navigazione), le leggi in materia d'ambiente e le leggi comunitarie, tutte con possibilità di ricevere l’aggiornamento con una sola settimana di ritardo vie etere con una scheda tipo "Televideo".

Naturalmente tutto questo ha un costo, ed anche rilevante; anche se posso condividere in linea di principio la necessità di pagare un’opera che mi fornisca del "valore aggiunto", ritengo che tale discorso non sia del tutto giusto, almeno per le Leggi ed i Codici, che costituiscono la base di tutte le attività svolte nel nostro Paese.

D’altra parte, è anche vero che anche qui in Italia qualcosa si sta muovendo; ormai quasi tutti i Ministeri hanno il loro sito, anche se questo è solo l’inizio di un lungo processo d'effettiva democraticità. Una lista abbastanza completa potete vederla nell’immagine.
Ormai esiste su Internet anche il Tribunale Ecclesiastico, per intenderci il "primo grado" della Sacra Rota (il Tribunale che annulla i matrimoni celebrati in chiesa), come da qualche tempo esiste anche la Corte Costituzionale, mentre trovo invece del tutto assurdo che si possano trovare più facilmente i testi delle leggi comunitarie (vedi figura) che i testi di legge italiani.

Per tornare poi al discorso al quale avevo accennato all’inizio, utilizzare gli schemi "logici" di Internet, portare alle estreme conseguenze il concetto di "ipertesto", con specifico riferimento alla costruzione ed alla redazione delle leggi, non potrebbe che sortire un effetto positivo

Forse si potrebbe cominciare a far cadere quella atavica convinzione che il giurista assomigli più all’Azzeccagarbugli di manzoniana memoria che ad un soggetto al passo con i tempi, completamente integrato nell’ottica del villaggio globale.

D’altra parte, l’apertura del mercato interessa direttamente anche tutti i giuristi, e non solo gli avvocati, nel senso che sempre più spesso si avrà a che fare con leggi di altri paesi, con contratto stipulati con soggetti stranieri, e così via: chi non saprà tenersi al passo con i tempi sarà destinato – inevitabilmente – a soccombere.

Si tratta probabilmente di una questione di tempo, ma prima o poi anche in Italia il problema del "villaggio globale" sarà una questione che interesserà da vicino tutti i cittadini, e non soltanto i giuristi; in questo senso l’informatica ed Internet, con tutte le sue implicazioni ed applicazioni, potranno esser sicuramente di aiuto per tutti.

Arrivederci al prossimo articolo; penso di trattare gli aspetti giuridici delle varie componenti di Internet, e cioè come può inquadrarsi giuridicamente una pagina Web, un servizio di accesso, una fornitura di servizi e/o di informazioni, quale responsabilità comporta la gestione di un newsgroup, cosa succede se viene violata la posta elettronica, quali sono le responsabilità alle quali va incontro un hacker, e così via.

Avv. Luca-M. de Grazia

luca.degrazia@degrazia.it